27 gennaio - Giorno della memoria

 aforisma

Abbiamo scelto questo aforisma di Benjamin per introdurre la discussione sulla memoria – e sulla storia –, il 27 Gennaio, giorno della Memoria in cui si ricorda la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz avvenuta nel 1945 da parte delle forze armate sovietiche. Un  modo apparentemente paradossale per parlare della memoria; un breve testo che, con precise pennellate linguistiche, ne mette in dubbio la possibilità. Come se l’uomo, nel suo costitutivo modo di essere, non potesse tesaurizzare ciò che guardano i suoi occhi spalancati ed atterriti rivolti verso il passato: prendiamo atto delle tragedie che ai nostri piedi vengono rovesciate da una forza spaventosa che soltanto alla fine viene nominata – progresso –, diamo un nome alle rovine che si accumulano ma non riusciamo a “ricomporre l’infranto”, non riusciamo a cogliere in questa catena di eventi che chiamiamo “storia”, un’unica catastrofe e dare un senso che serva da monito, da insegnamento.

Come se la nostra memoria si perdesse nel ricordare e non fosse in grado di agire in vista della riparazione. E come potrebbe essere altrimenti, tra un accavallarsi senza sosta di fatti e ruine, di tracce diversamente interpretabili, di eventi prospetticamente componibili. Siamo nel 1938, anno in cui Benjamin scrive le Tesi di filosofia della storia, è stata appena annessa alla Germania nazista la regione dei Sudeti, appartenente alla Cecoslovacchia ma con maggioranza tedesca, Hitler tiene un discorso radiofonico e spiega le ragioni dietro il gesto aggressivo di invadere un territorio straniero: “Frieden, Freiheit und Demokratie zu verteidigen” (difendere pace, libertà e democrazia). Come biasimare il povero Angelo di Klee e di Benjamin!

A che cosa serve ricordare gli eventi tragici della nostra storia se di questa conoscenza non sappiano farne tesoro, non sappiamo renderla presupposto e fondamento di un cambiamento del nostro modo di essere nel mondo insieme e non contro, se questa accumulazione mnemonica rimane fine a se stessa oppure, ancora peggio, da utilizzare per scopi ideologici? Anche nella prospettiva individuale espressa da intellettuali come Freud e Jung, la memoria dei fatti accaduti nella nostra infanzia ha un significato terapeutico se e soltanto se è posta al servizio di una trascendenza verso il futuro che sappia meglio rispecchiare il proprio essere più intimo ed autentico.

Da qui il nostro intento di offrire un piccolo spazio di tempo – un pomeriggio – in cui confrontarci sul tema della memoria, su che cos’è, sulla sua utilità, sul senso della storia, sulle sue molteplici dimensioni.

Questo nostro incontro sarà introdotto da brevi spunti che apriranno uno squarcio sul senso della memoria in alcune discipline: Storia dell’arte, Teologia, Letteratura, Scienze della natura, Psicologia. Dopodichè la parola verrà lasciata a chi si sarà iscritto preventivamente per un intervento e a chi del pubblico vorrà portare il proprio contributo.

Si può pensare ad uno/due interventi programmati, tra quelli introduttivi, di una/uno studentessa/studente, un modo per mostrare la diversa prospettiva generazionale sulla memoria.

A breve pubblicheremo il programma della giornata ...

Allegati

angelo_di_benjamin.pdf

Ultima revisione il 30-12-2024